Unione Nazionale Pro Loco d’Italia Comitato UNPLI ANCONA
Par qui vi fosse foresta di cerri.
Or di sicuro vi sono bicchierri,
che lieti riempe il sapido vino,
al confine del Verdicchio divino...
CERRETO D'ESI
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Cerreto D'Esi
Al confine con la provincia di Macerata, Cerreto è circondato, da un lato, dagli Appennini (dove spiccano i 1.500 metri del monte S. Vicino, la vetta più alta delle Marche) e, nel versante a ponente, dalle lievi colline tipiche del paesaggio marchigiano. Il fiume Esino attraversa il comune (e da qui l’appellativo “d’Esi”), prima di dirigersi nel territorio del fabrianese.
Anche qui il terreno, in tempi preistorici sommerso dal Mare Adriatico, presenta la sapidità tipica dell’area di produzione del Verdicchio di Matelica Doc, che ne contraddistingue le peculiarità rispetto al Verdicchio dei Castelli di Jesi.
Pur se nel secondo dopoguerra è diventato uno dei centri principali del distretto industriale degli elettrodomestici, Cerreto d’Esi mantiene il suo bel borgo medioevale di medie dimensioni: il viaggiatore che si avvicina al centro della città, dalla strada statale, non potrà fare a meno di essere rapito dalle imponenti mura cittadine, ben conservate, che (una volta tirato il freno a mano…) rivelano un bel dedalo di scorci suggestivi.
Le origini di Cerreto d’Esi si possono fissare fra il 568 e il 604d.C., dalla prima calata dei Longobardi in Italia, che si verificò il 2 aprile 568, alla morte di San Gregorio Magno, che avvenne il 2 marzo 604.
Riguardo l’origine del nome, si dice che la sommità del colle, sul quale sorge il Castello, fosse ricoperto da una foresta di Cerri. Secondo alcuni studiosi, Cerreto d’Esi fu fondata dopo la distruzione del vicino Tufico.
I profughi, oltre a fondare Albacina e Cerreto, si posizionarono nelle località delle Cerquete e della Venza.
Sirena della Collegiata
Eventi
Luoghi da visitare
> Torre Rotonda detta di Belisario
Tra le bellezze architettoniche più rappresentative del comune, la Torre Belisario è così soprannominata dalla leggenda che vuole la città fondata dal generale Romano. Al di là de mito, alcune fonti vogliono la torre edificata a partire dall’VIII secolo, per esser completata tra il XII e il XV secolo.
Fatto sta che è certo che negli scavi per mettere le fondamenta della Torre fu rinvenuto un tempio dedicato a Cerere (da cui, secondo alcuni, il nome latino Cerretum).
Torre pendente che richiama forti influenze bizantine (nonostante Belisario non avesse nulla a che fare con essa), presenta caratteristiche ancora oggi enigmatiche: la forma tondeggiante è solo un rivestimento, mentre all’interno è a pianta quadrata.
> Chiesa S. Maria della Piazza
Da vedere il Crocefisso in legno, scolpito dal 1526 al 1528 da Fra’ Paolo da Chioggia.
> Chiesa S. Maria della Porta
Nell’altare di destra si trova il quadro Il Trasporto Di Gesù al Sepolcro, realizzato da un non meglio noto “Vitali”. Del 1643 e la statua della Madonna del Rosario, scolpita dal Maestro Domenico Ciampanelli.
> Raccolta D’Arte Antica “Farmacia Giuli”
Di fronte alla Torre di Belisario, all’interno del Castello in Piazza Marconi, si trova questa interessante collezione, che raccoglie anche opere in origine collocate in altri edifici della città: è il caso dell’Annunciazione della Vergine, dipinto di Luca di Bartolomeo dalle Fibbie, che in origine si trovava nella chiesa di S. Maria della Porta.
Nella raccolta Giuli troviamo anche un trittico con Madonna e Santi, attribuito a Lorenzo di Maestro Alessandro da S. Severino Marche e parte di un altro trittico, opera di Antonio da Fabriano, oltre ad un quadro di San Michele Arcangelo opera di Ercole Ramazzini.
> Chiesa di San Martino
Distante dal paese, la storia narra che qui fosse stato scolpito il Crocefisso che si trova attualmente nella Chiesa S. Maria della Piazza.
Giuseppina Vitali
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Tipicità
Vedicchio di Matelica Doc e Docg
Vedicchio di Matelica Doc e Docg
Questa varietà di Verdicchio, nella provincia di Ancona, viene prodotta solo nei comuni di Cerreto d’Esi e di Fabriano: con un contenuto minimo dell’85% di uva Verdicchio, con più di 11,5° alcolometrici, si può trovare nelle versioni secco, passito e spumante.
Dal tipico retrogusto di mandorla, il clima diverso lo rende differente dal suo fratello dei Castelli di Jesi: più secco e acidulo, più montanaro, presenta una sapidità datagli dalle terre che nella preistoria erano coperte dal mare.
Ne esiste una che una versione Riserva DOCG, con un invecchiamento minimo di 18 mesi.